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Per visitare la Basilica

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Dal lunedì al venerdì
(08:00 - 13:00 e 15:00 - 20:00)
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(10:00 - 12:30 - 16:00-17:00)

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Conclusione

La basilica di Sant'Angelo in Formis è tappa obbligata per gli studiosi dell'arte romanica per il vasto ciclo di affreschiBasilica esterno con fiori conservati. Essi vi cercano lo stile, i colori, le assonanze o dissonanze con altricicli, la tecnica ripetitrice o innovatrice, il "proprium" dell'artista campano ed il "proprium" di quello orientale, i richiami delle miniature, individuare le voci bizantine che di volta in volta si innestano sulla tessitura base della pittura campana o, viceversa, trovare le voci campane che di volta in volta si innestano sulla tessitura base della pittura orientale.

Il credente, al di là dell'esperienza artistica, vi trova il messaggio di Dio.

Il ricco programma svolto dalle pitture è contraddistinto dal messaggio di salvezza e denota una mente in pieno accordo con la rinascita culturale e religiosa svolta da Montecassino per volere di Gregorio VII e ( nel nostro caso) basata sulla funzione dell'arte secondo Gregorio Magno ed alcuni Concili. Cosi si esprimeva Gregorio Magno: "La pittura si impiega nelle chiese affinché coloro che non sanno leggere leggano almeno sulle pareti, vedendo, le stesse cose che non saprebbero leggere sui libri". Il Concilio di Arras nel 1023 riba-diva: "Gli letterati riguardino ed apprendano in qualche modo mediante la rappresentazione delle pitture ciò che non sono in grado di intendere mediante la parola scritta ".Qui la Bibbia "pietà" o pauperum" narra il dramma dell'umanità dalle sue origini alla sua fine illuminato dalla Parola il Cristo dell'abside centrale circondato dai quattro evangelisti e l'invito di S. Benedetto: "ausculta o filio precepta magistri et inclina aurem cordis") e confortato dalla speranza nel risto (della controfacciata d'ingresso) giudice che non è venuto a condannare ma a redimere. La drammaticità degli affreschi tifatini, sempre esaltata dagli studiosi, non è affidata a movi-menti esteriori ma traspare dai volti caratterizzati da grandissimi occhi sperduti nella contemplazione e si concentra nella intensità degli sguardi.

Questa summa di storia sacra trasmessa attraverso un linguaggio pittorico, accessibile a tutti, che comunica con i monaci, i laici, soprattutto con i non dotti, è rigorosamente dommatica e didascalica. Il Cristo dell'abside ed il Cristo del giudizio sono un unicum. Il primo è la divinità prima del tempo, "l'alfa e l'omega"; il secondo chiude il tempo, "non c'è più tempo". La  Parola  rivolta a tutti,sovrani e religiosi compresi. Il cammino da seguire è indicato dai giusti dell'antico testamento, proclamato dai profeti, illuminato dai miracoli e dalla vita di Gesù, testimoniato dai santi e dalle sante. Cammino che ha come conclusione il ritorno a Cristo "primus et novissimus".

Quando entri nella chiesa è Lui che ti parla e tu ascolti; quando ritorni a casa davanti a tè ti si porge l'aldilà dove il dramma è superato e tu sei redento; tu porti con tè questa visione. Quando entri nella chiesa ti senti avvolto e coinvolto dal Cristo solenne dell'abside ed istintivamente ti poni nell'atteggiamento di ascolto; davanti a tè passa tutta la storia della salvezza, la tua storia; tu ascolti le parole di Gesù all'adultera "neanche io ti condanno" e pieno di gioia esclami con Tommaso "mio Signore".

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